Quale il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria per favorire la democrazia economica e lo sviluppo? Se ne parlerà in una tavola rotonda al Meeting di Rimini, il 24 agosto alle 15 in Sala Neri. Insieme a Guzzetti e Pinza, intervengono Vittadini, Bassanini e Quaglio.
In un momento in cui è accesissimo il dibattito sulle liberalizzazioni come possono le Fondazioni essere partecipi di questo processo contribuendo a creare maggior democrazia economica, premessa necessaria per generare nuovo sviluppo? E’ questo l’interrogativo di fondo proposto alla tavola rotonda dal titolo “Libertà nelle liberalizzazioni. Fondazioni, democrazia e sviluppo”, organizzata dall’Acri e dalla Fondazione per la Sussidiarietà, il 24 agosto alla 15, al Meeting di Rimini 2006, Sala Neri – Nuovo Quartiere Fieristico, Via Emilia 155, ingressi Sud e Ovest. I relatori sono: Franco Bassanini, presidente Astrid; Giuseppe Guzzetti, presidente Acri; Roberto Pinza, viceministro dell’Economia e delle Finanze; Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà; Antonio Quaglio, caporedattore centrale Il Sole 24 Ore. Con la loro attività istituzionale le Fondazioni adempiono appieno il loro ruolo di soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali. Esse, infatti, con le loro erogazioni consentono a molti soggetti del non profit di avere un canale di finanziamento per iniziative, progetti, idee che vanno a favore della collettività diverso da quello pubblico; dunque, da un lato, generano maggior democrazia economica nelle fonti di finanziamento, dall’altro, proprio tramite i soggetti del privato sociale ai quali danno il loro sostegno, alimentano la liberalizzazione di numerosi servizi. Ma anche come investitori le Fondazioni possono giocare un ruolo a favore della libertà (dei cittadini) nel percorso di privatizzazione. In Italia nell’ultimo decennio sono state fatte privatizzazioni per svariati miliardi di euro. Il beneficio che ne ha tratto il bilancio dello Stato non è però sempre stato accompagnato da benefici per i cittadini utenti, soprattutto quando le privatizzazioni non sono andate di pari passo con una liberalizzazione dei mercati. Le Fondazioni possono giocare un ruolo importante in questo ambito, ad esempio nella privatizzazione e creazione di nuove infrastrutture, perché pur avendo come linea guida l’adeguata redditività dei loro patrimoni, esse hanno anche l’obiettivo di favorire lo sviluppo dei loro territori e finalità sociali. Dunque possono avere maggiore sensibilità nei confronti degli utenti finali di quante non ne abbiano altre tipologie di investitori che trovino il regolatore come unico limite alla propria capacità di trarre profitto.