Quelli della scuola da tempo non sono più considerati i confini del mondo dell’educazione e della formazione. Da Napoli a Roma fino a Cuneo, sono tante le realtà del Paese che stanno costruendo e rafforzando vere e proprie comunità, educanti e pedagogiche.

“Comunità in pratica” è una delle azioni che Acri ha avviato in vista del XXVI Congresso nazionale, che si terrà a Gorizia il 12 e il 13 giugno 2025. L’iniziativa mira a raccogliere alcune esperienze comunitarie in diversi settori, attraverso tavoli tematici nel corso dei quali verrà approfondito il senso del termine “comunità”, che rischia di essere svuotato dai molteplici utilizzi odierni. Proprio con questo obiettivo, l’iniziativa si articola in cinque incontri a porte chiuse, su alcune declinazioni della comunità: Educare, Cultura, Abitare, Innovazione, Cura.

Il secondo incontro di “Comunità in pratica” si è incentrato sul rapporto tra la comunità e l’educazione. Cinque diverse realtà nate intorno all’educazione hanno interagito e raccontato la loro storia.

Irene Miletto, racconta del Rondò dei talenti, di cui è responsabile. Si tratta di un grande polo educativo nel centro di Cuneo, dedicato all’educazione, alla crescita e alla comunità, promosso e realizzato da Fondazione CRC.  Una realtà che si è creata mettendo insieme esperienze, competenze e attività della comunità pedagogica del territorio, e non “educante” – sottolinea Miletto-, perché è una comunità “che non solo educa ma sceglie come farlo, condividendo una visione”. Il modello adottato si basa sull’orientamento precoce e sul concetto di talento: guidare lo sviluppo personale di bambini e ragazzi attraverso la conoscenza di sé e del proprio potenziale, l’esplorazione del mondo e il miglioramento delle proprie abilità e capacità decisionali, non per spiccare individualmente ma per metterle a disposizione degli altri e della comunità.  Il Rondò ha inoltre dato vita a una comunità spontanea, attratta dall’accoglienza di un immobile innovativo e bello, dimostrando il potere generativo della bellezza. Bambini, giovani, adulti, tutta la cittadinanza attraversa questo spazio.

Giorgia Bellentani, program manager della formazione insegnanti e dirigenti scolastici in Fondazioni Golinelli spiega l’approccio della Fondazione rispetto all’educazione: educare in una visione non trasmissiva ma consentendo a studenti e studentesse di stare nella complessità, senza ridurla, scoprire e consolidare le proprie capacità, essere capaci di lavorare in gruppo o in contesti sociali e, infine, di essere autonomi e capaci di scegliere. Per la Fondazione, le tecnologie diventano un driver per quella che oggi si chiama la didattica attiva o costruttivista, la cosiddetta educazione STEAM: educare ad educare. I programmi di Fondazioni Golinelli sono infatti anche rivolti a docenti, dirigenti scolastici e al personale della scuola, soprattutto per migliorare i processi di insegnamento, rafforzando così le loro competenze e facilitando il confronto e il dialogo. Sono infatti emerse delle vere e proprie comunità di pratica, identificate intorno a dei valori comuni e alla loro pratica professionale, in cui ognuno porta e valorizza le proprie competenze, ragionando e producendo conoscenza collettivamente.

A rappresentare l’Associazione Maestri di Strada è Cesare Moreno che chiarisce l’obiettivo ultimo dell’associazione: cambiare il sistema educativo non solo italiano ma quello prevalente in Occidente, perché ormai anacronistico. Per farlo l’Associazione Maestri di Strada parte da un quartiere di Napoli, praticando l’educazione di comunità: decostruire la competizione e l’individualismo che vivono i ragazzi a scuola, per diffondere il senso di solidarietà, il mutuo sostegno e l’importanza dei legami relazionali. Come? Andando nelle scuole e trasformando le classi da campi di battaglia a campi di solidarietà, rendendo la scuola molto più piacevole per i ragazzi, contrastando così il fenomeno della dispersione scolastica. I giovani hanno infatti bisogno degli altri, di sentirsi parte di una comunità, di condividere la loro vita quotidiana. Per questo l’Associazione lavora anche molto attraverso il teatro, per dare la possibilità di far sperimentare e interpretare ai giovani diversi ruoli, in stretta relazione con gli altri. Non a caso uno degli slogan dell’Associazione è “cura, sogno e bellezza”: cura che è attenzione, bellezza che rompe gli schemi e il quotidiano e il sogno che mette in moto verso un orizzonte.

Sara Iannucci è presidente dell’Associazione Io sono che, adottando una modalità informale, si occupa di accompagnare le persone verso un’espressione libera del sé, attraverso percorsi di consapevolezza e di educazione alle emozioni. L’Associazione parte dalle scuole lavorando con i bambini ma, dopo aver instaurato legami di fiducia al loro interno, riesce ad uscire dalla scuola passando alla formazione dei docenti, dei genitori fino all’intera comunità. Per modalità informale si intende prendere tempo per andare sul territorio, conoscere le persone, i servizi sociali, le istituzioni e, attraverso momenti, appunto, informali, scambiare conoscenze, instaurare dialoghi, relazioni e condividere emozioni.  Questa modalità ha permesso di sviluppare una piccola comunità che si sta ingrandendo nel tempo e che riesce a rispondere alle richieste del territorio. Io sono è anche uno spazio fisico, che si trova a Roma, nel quartiere di Tor Marancia, anche se le attività di allargando anche delle zone limitrofe. Il bisogno di uno spazio nasce proprio dal desiderio della comunità di avere un punto di incontro, sempre aperto, dove potersi confrontare e dove condividere momenti spontanei o più strutturati per avviare percorsi di coprogettazione.

Michela Diodato racconta della Fondazione Bulgari, che nasce per rafforzare la comunità educante e contrastare la povertà educativa nei quartieri sensibili di Roma, contribuendo a costruire una città più equa facendo leva su quelli che considera gli “anticorpi della comunità educante”: non solo le scuole pubbliche di ogni ordine e grado, centro propulsore dell’educazione, ma anche tutte le realtà di diversa natura che spesso costituiscono un punto di riferimento essenziale nei territori. Si tratta delle innumerevoli associazioni culturali e ricreative, comitati, enti di volontariato, realtà socio-educative, centro sociali, scuole popolari… Questi anticorpi sono capaci di difendere la comunità dalle disuguaglianze e dalla povertà. Per questo la Fondazione Bulgari promuove attività che rafforzando e migliorano la scuola al suo interno e, contemporaneamente, mettendola in relazione con le realtà che si occupano di educazione, facendo così entrare la comunità dentro la scuola e uscire l’educazione verso la comunità.